Non sempre lo “ius soli” è individuale e “ad personam”; nel caso di Taggia, per esempio, diventa collettivo e condiviso ogni qual volta i frutti di idee concepite altrove e da far maturare qui finiscono talvolta col marcire sul suo meraviglioso territorio.

 

Fino a ieri la partita con Bussana era terminata in parità, lei con il mercato dei fiori, il carcere e la discarica dei rifiuti e Taggia con la stazione merci, lo svincolo autostradale e il centro commerciale, poi a spostare la bilancia a levante si sono aggiunti il lotto 6, l’ospedale unico e ultimo venuto il cantiere di “Millenium” nel cuore di Arma la cui paternità è stata disconosciuta da Area 24 e che è stato anagraficamente adottato da Park 24 s.r.l., “bad company” povera in canna e piena di debiti.

 

Si può discutere a lungo, col senno di poi, sulla bontà delle scelte fatte in passato ma ormai molte di loro sono irreversibili e sul latte versato è meglio non piangere, anche perché, bene o male, le cose funzionano oppure, come nel caso dell’ospedale unico, sono ancora in grembo a Giove.

 

Tutte meno una, “Millenium”, una patata caduta dalla padella nella brace e condannata a restarvi a scottare le dita dei taggiaschi non si sa per quanti anni, o decenni, ancora.

 

Per i prossimi cinque anni toccherà prenderla in mano ai nuovi arrivati perché fatalmente in base allo “ius soli” la patata bollente è figlia del Comune di Taggia e non del branco pubblico-privato che ce l’ha lasciata e neppure del suo padre adottivo.

 

Una decina di anni fa l’esca sull’amo e il “brumezu” sparso tutto intorno erano troppo invitanti per non abboccare e così gli amministratori dell’epoca hanno fatto pendere il piatto della bilancia sul quale Area 24 aveva depositato un parcheggio pubblico in sottosuolo da 178 posti a rotazione da lei gestito in perpetuo accompagnato da grosse opere stradali e di arredo urbano del soprassuolo attraversato dalla pista ciclabile.

 

Sul piatto opposto c’erano diverse rischiose rinunce: alla prelazione pubblica, agli oneri di urbanizzazione di legge e soprattutto alle garanzie civilistiche in caso di cessione del debito; “warranties” -queste ultime- addirittura capovolte dalla solidarietà pubblica nel debito per un mutuo bancario di 6 milioni stipulato dai privati, danaro sonante che sarà da loro incassato per € 4.509.871 dirottati altrove assieme a € 4.860.936,70 di acconti versati “cash” dai promissari acquirenti dei box auto.

 

Fin qui il latte versato, ma adesso?

 

A rigore a dare risposta a questa domanda, fin dal fermo cantiere del dicembre 2010, avrebbero dovuto essere gli azionisti di Area 24 s.p.a., cioè il Comune di Sanremo, la Regione Liguria,(nascosta dietro il paravento della F.I.LS.E. s.p.a.) e CARIGE Banca, dal momento che il “giocattolino made in Luxembourg” lo aveva inventato loro mentre la partecipazione del Comune di Taggia si era limitata a regolare il traffico sotto il profilo urbanistico e edilizio, servizio che aveva svolto, oltre tutto, in base a pattuizioni misericordiose, scritte il 10 settembre 2007 con grande apertura e bontà d’animo.

 

Come ringraziamento, invece, i tre “furbetti del giocattolino” si sono unicamente preoccupati di immunizzarsi da ogni responsabilità e lo hanno fatto in tanti modi.

 

Innanzi tutto, vaccinandosi contro il virus del fallimento di “Millenium Sviluppo Immobiliare s.r.l.” dichiarato dal Tribunale di Milano il 29 novembre 2012 con sentenza n.1018/12 che avrebbe potuto contagiare qualcuno di loro, magari a titolo di concorso in bancarotta fraudolenta.

 

Poi, incamerando la fideiussione per le opere di urbanizzazione e lasciando a bocca asciutta il Comune; il quale, per giunta, il 16 dicembre 2011 finirà bastonato dal TA.R. Liguria con la sentenza del n. 01847/2011 di annullamento dell’ordinanza contingibile e urgente con cui aveva cercato in qualche modo di metterci una pezza almeno nel dare continuità alla pista ciclabile.

 

Infine, liberandosi dall’ipoteca di U.B.I. Banca purgata dal Giudice meneghino per i due terzi dell’importo in gran parte provenienti dalla riscossione della fideiussione.

 

Il bello è che al danno si è aggiunta la beffa perché i tre “furbetti del giocattolino tra il 2 luglio 2011 e il 19 giugno 2013 hanno fatto cornuto e mazziato il sindaco di Taggia nominandolo vice Presidente di Area 24 s.p.a. e facendogli tenere il sacco, ovviamente a sua insaputa e poi esponendolo alla doppia responsabilità penale e contabile amministrativa per la sua “gestione del pubblico denaro che sarebbe stata distorta dalla situazione di conflitto di interesse del sindaco”, come si legge nella sentenza suddetta trasmessa per competenza alle rispettive Procure.

 

Se non noi, chi?”, è la domanda successiva alla quale i tre “furbetti del giocattolino” hanno risposto con un passo indietro e lavandosene le mani.  

 

Atteggiamento pilatesco applaudito da chi, invece, avrebbe dovuto protestare, quando Area 24 s.p.a. faceva uscire dalla massa fallimentare il cantiere di Arma di Taggia per metterlo subito dopo su una scialuppa destinata prima o poi ad affondare per l’insostenibile peso di una zavorra economica che soltanto un imprenditore privato pazzo o un ubriaco si accollerebbe.

 

Perché, diciamocelo chiaro, “Park 24 S.r.l.”, costituita il 12 marzo 2012 con rogito Amadeo e un capitale di soli 50.000 euro e sede a Sanremo in corso Cavallotti, 51 pur essendo iscritta nel Registro delle Imprese di Imperia al n. 01555020088 è in realtà un “flatus vocis” che galleggia nel nulla, un “escamotage” pensato a tavolino per sbarazzarsi dell’affare “Millenium”, fardello ogni giorno sempre più pericoloso.

 

Da allora sono trascorsi già cinque anni nei quali i tre “furbetti del giocattolino” hanno cambiato pelle, la Regione e Sanremo con le nuove maggioranze a parti invertite e altrettanto ha fatto Taggia mentre per CARIGE il pacchetto di controllo un po’ è liquido e un po’ è solido, come il sangue di San Gennaro, però nel cuore di Arma la situazione è rimasta sempre la medesima.

 

Oggi vedere Area 24 s.p.a. mentre porta i libri in Tribunale e propone un concordato preventivo da 19 milioni di euro per i taggiaschi è davvero una ben magra consolazione, anche se con loro la società si è comportata da madre snaturata che abbandona la sua creatura.

 

Meglio sarebbe che i suoi nuovi azionisti si mettessero una mano sulla coscienza e l’altra sul portafogli e ne riconoscessero finalmente la paternità finanziando un completamento dell’opera però “but rather”, cioè intesa non più come intervento privato ma come opera pubblica in ampliamento del progetto n. 18/01 del PRUSST “Pista Ciclabile” riguardante l’intero soprassuolo di competenza della Regione Liguria da organizzare in base a un serio Schema di Assetto Urbanistico che arrivi alla darsena..

 

Quanto al sottosuolo non ho ancora capito se i nuovi arrivati in Comune e in Area 24 e i promissari acquirenti turlupinati “ci siano o ci facciano” quando cercano di convincere sé stessi e gli altri sulla possibilità della quadratura del cerchio con ricette tanto fantasiose quanto economicamente insostenibili.

 

A meno che il Comune rinunci al parcheggio a rotazione e i promissari acquirenti turlupinati riescano nel miracolo di realizzare, chiavi in mano, con € 2.779.063,30 ancora da versare a saldo al momento dell’atto, tutti i 176 box auto con tecnologia e impiantistica di legge che da sola costa quasi il doppio di quella cifra.

 

Ma sarebbe un miracolo e a Taggia ce n’è Una sola ad averli fatti e non è detto che li ripeta.