Nel collegio uninominale del Ponente ligure nel bel mezzo delle elezioni politiche salta fuori l’autocandidatura a sindaco di Imperia di Scajola senior in vista delle elezioni amministrative dell’anno prossimo.

 

Toti, studioso degli usi e costumi degli aborigeni australiani, schiva il boomerang con parole irridenti sul conto della scalpitante new entry che definisce perditempo e guastafeste con un passato di intemperanze giovanili.

 

Lui si preoccupa del suo sodale Mulè noi invece, con Santayana, ci preoccupiamo della replica del 23 aprile 1995 quando il DC figlioccio di Alcide e di Paolo Emilio nella discoteca Nova in lungomare Vespucci armò un leudo che batteva bandiera corsara che col 44,4 % dei voti sarebbe colato a picco nel ballottaggio sotto le bordate del medico Davide Berio che ottenne il 55,6 %, non tutte provenienti dal PDS, da Rifondazione e dai quattro gatti della Federazione Laburista, ma dalla desistenza del centro destra della Muratorio sconfitto al primo turno.

 

La condanna a ripetere la storia sarebbe oggi di gran lunga peggiore rispetto a quella che ci toccò nel “quadriennio rosso” e che il 13 giugno 1999 si concluse con l’arrivo di Ginetto Sappa.

 

Infatti non è detto che l’anno prossimo alle amministrative i “rossi” ai quali il boomerang dell’annuncio oggi rende un servizio portando gli indecisi a votare Paita per reazione allergica, domani ricambino la cortesia candidando un perdente contro il ducetto.

 

Ecco perché Toti guarda al suo ombelico Mulè e noi invece alla barca sgangherata del Ponente ligure che non sopporterebbe più altri cinque anni del terzetto Capacci (o suo sosia), Biancheri e Ioculano senza colare a picco.