Francamente non pensavo che a villa Boselli la chiamata alle armi contro il biodigestore di Colli si risolvesse in un forno.

 

Avevo in mente i bagni di folla di Genduso & Russo quando fecero digerire al popolo plaudente il bidone di “Millenium”, di Manni quando tirò fuori dal cilindro il PUC “desaparecido” e delle primarie di Renzi nel ponte dell’Immacolata di 5 anni fa e immaginavo qualcosa del genere.

 

Invece l’altro giorno deve essersi rotto qualcosa nella coreografica macchina del dissenso, forse per surriscaldamento da attrito e da assuefazione.

 

Il copione era quello del confronto civile e trasparente tra un sindaco che in campagna elettorale aveva promesso lotta dura contro l’impianto e che adesso intendeva metterne sotto osservazione l’iter amministrativo e una eterogenea e variopinta tribù di grillini immigrati dalla Toscana all’insegna del grido di guerra del toscanaccio di Ponte a Ema “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”.

 

L’apoteosi avrebbe dovuto essere la dichiarazione solenne della jihad grillina, una tigre da cavalcare per la neo-deputata livornese adottiva contro il presidente viareggino della Regione Liguria e contro la patata calda da lui ereditata al passaggio delle consegne col piddino Burlando.

 

La babele delle lingue è subito apparsa evidente agli scarsi “non addetti ai lavori” che presenziavano allo sceneggiato.

 

Intanto la sponsorizzazione imbarazzante perché a Taggia la specie grillina non colonizza, poi l’ancor più imbarazzante divisione sulle armi da imbracciare, la eversiva guerriglia extra-giudiziaria come alternativa alla strada legalitaria imboccata dal sindaco e, al massimo, giudiziaria indicata dal mentore ambientalista dei grillini.

 

L’equivalente di “Allah al Akbar” da scrivere sulle bandiere era il grido “Il Lotto 7 è grande” lanciato da Sanremo, al di qua della collina, contro la fanta-maxi-discarica di servizio che, quand’anche fosse prevista nel progetto e non soltanto immaginata da chi lo contesta, si troverebbe a Taggia al di là della collina.

 

La babele delle lingue è apparsa anche nei dettagli, perché nella fantasia dei sanremesi il mitico Lotto 7 sarebbe la replica del 6 e quindi di smaltimento dell’indifferenziata mentre in quella dei taggiaschi sarebbe il recettore dei materiali residuati da una differenziazione sopra il 65 % e dalla digestione del biodigestore.

 

Insomma, idee tante ma confuse contro un’unica idea partita da lontano, da Bruxelles, e che ha dovuto superare le legislazioni recalcitranti dello Stato nazionale e della Regione Liguria, le resistenze dei privati gestori delle discariche e le remore burocratiche, un’idea pubblica ma finanziata e gestita dai privati dentro una rigida gabbia normativa ed economico-finanziaria e attuata sulla base di accurate verifiche tecniche di fattibilità e di sostenibilità.

 

Detto questo, a villa Boselli l’altro giorno si è cercato il granellino di sabbia da infilare tra gli ingranaggi della macchina pubblica e istituzionale in movimento; forse la gente ha cominciato a capirlo e un giorno o l’altro qualcuno dovrebbe degrillizzare l’edificio   dopo averlo defascistizzato.