Un nebbione più fitto di quello che di solito cala in Val Padana è calato sulle tre liste “Scullino Sindaco”.

Di primo acchito, adesso che al Viminale c’è un pro-Nipotino dei “Nostalgici” del passato regime anteguerra, vien da pensare a un neo-Prefetto in camicia verde agli ordini di un Gerarchetto romano del Ministero di Porta Pia e del Federale genovese di piazza De Ferrari sempre pronto a credere, obbedire e cambiare.

Nulla di più sbagliato anche se a Ventimiglia gli squadristi verdi in via della Repubblica vanno a montare il gazebo col manganello.

In realtà fin da quando il Sindaco ha sostituito il Podestà la Commissione Elettorale di nomina della Corte di Appello ma a trazione prefettizia è strumento di ossequio cortigiano e di sottomissione servile dei suoi membri “laici” e dipendenti pubblici al Prefetto di turno e, a salire, occasione per il Prefetto di provare devozione e gratitudine al Ministro che lo ha nominato o promosso e ai suoi “missi dominici” bisognosi.

È sempre stato così e sempre sarà, non c’è da scandalizzarsi, per esempio, se l’altro ieri sera tardi la sotto-Commissione elettorale circoscrizionale di Ventimiglia arrampicandosi sugli specchi ha ricusato le tre liste di Cesare che impediscono al Bruto leghista di riscuotere il prezzo del suo gesto infame.

Dunque, dietrologi e malpensanti, smettetela di fare congetture e insinuazioni e attenetevi al copione di una tragicommedia che è un classico da sempre in cartellone sotto tutti i regimi.

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 Pensate, invece, al TAR Liguria dove questa mattina la Sezione speciale dedicata al contenzioso elettorale si trova in corsia di sorpasso il ricorso amministrativo per l’annullamento del teorema elaborato l’altro ieri sera della sotto-Commissione elettorale di Ventimiglia.

 

È materia strettamente tecnico-giuridica riservata agli specialisti di questa particolarissima branca del diritto amministrativo sia in veste di Giudici e sia in veste di patrocinatori e evito di parlarne perché ne sono digiuno.

Ho invece una solida, lunga e sofferta esperienza in diritto penale, sia perché a 23 anni a Torino ho conseguito la laurea in giurisprudenza con una tesi sull’articolo 116 del Codice, relativo alla variante individuale al piano comune nel concorso di persone nel reato, e sia perché da amministratore pubblico ho duellato a lungo in maxiprocessi epocali di risonanza nazionale con la Toga Rossa, un PM della corrente “Proposta ‘84” del PCI “bertinottiano” che adesso è entrato nel Consiglio Superiore della Magistratura come membro togato.

Superfluo aggiungere che ho vinto sempre io.

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 È a proposito di diritto penale e di variante individuale al piano comune che sabato sono tornato indietro di una settantina d’anni ai miei studi torinesi leggendo il Verbale n. 39 del 15 aprile 2023 della sotto-Commissione Elettorale Circondariale di Ventimiglia.

 

Per i “non acculturati”, però, devo premettere un chiarimento.

Organo collegiale “perfetto” è quello che “deve essere” composto da un numero preciso di membri, per esempio il Consiglio comunale di Ventimiglia è per legge composto da 17 membri, 16 consiglieri più il sindaco membro di diritto.

Se un membro (tocchiamoci i testicoli, chi ce li ha, ovviamente) muore, subentra il primo dei non eletti perché il numero è quello fino a ritroso all’esaurimento delle surroghe, dopo di che si scioglie e va ricostituito.

Questa caratteristica non va confusa con l’attività dell’organo, che può deliberare anche in assenza della totalità dei suoi membri purchè vi sia il “numero legale” che nell’esempio che facevo del Consiglio comunale di Ventimiglia è la metà in eccesso dei 17 membri, cioè nove, al di sotto del quale in caso di dimissioni contemporanee di nove membri l’organo “perfetto” non può più deliberare e ne viene dichiarato lo scioglimento.

È quello che il 13 luglio 2022 è avvenuto dopo il deposito a protocollo il 23 giugno del documento notarile di dimissioni contemporanee di sei consiglieri della minoranza e di quattro della maggioranza.

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 Orbene, la sotto-Commissione Elettorale Circondariale di Ventimiglia è anche lei uno dei tanti “Organi collegiali perfetti” e deve essere sempre composta da cinque membri effettivi con tre supplenti “di scorta” però delibera col “numero legale” di tre membri effettivi che partecipano “fisicamente” alla seduta

 

Nel caso specifico i suoi membri sono stati nominati dal Presidente della Corte di Appello di Genova con Decreto n. 4308 del 7 agosto 2020 e ora confermati con Decreto n. 2484 del 12 aprile 2023, appena tre giorni prima del Verbale in questione con la sola sostituzione dei due prefettizi che sono cambiati.

Sempre nel nostro caso i membri “effettivi” sono i signori Michele Iovino, Sergio Cortese e Riccardo Ramella, e i loro tre “sostituti” in caso di loro decadenza, sono i signori Enrico Amalberti, Mauro Merlenghi e Alessandro Leuzzi.

Integrano il Collegio “perfetto” due altri membri “effettivi”, funzionari della Prefettura di Imperia, i quali -come dicevo sopra- sono di stretta obbedienza politica dell’inquilino di turno del Viminale, e sono il vice Prefetto aggiunto Francesco Cardellicchio nel ruolo di Presidente e Remo Badano funzionario della Prefettura. 

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 Si dà il caso che due dei tre membri “effettivi” laici e non funzionari della Prefettura siano candidati alla carica di consigliere comunale nelle prossime elezioni comunali di Ventimiglia, uno -Sergio Cortese- in una delle tre liste a sostegno di “Scullino Sindaco” e l’altro -Riccardo Ramella- in una delle cinque liste a sostegno di “Di Muro Sindaco”.

 

Fin qui nulla di male, il Prefetto di Imperia è libero di pensare che il suo vice che presiede l’organo collegiale “perfetto” ne registri l’abbandono della carica con opzione a favore della candidatura a consigliere comunale visto che nel giudicare la lista di appartenenza “nemo est iudex in causa sua”.

Invece solo uno ha abbandonato la qualifica di membro effettivo, Sergio Cortese, perché ha “optato” per la candidatura a consigliere comunale e quindi è decaduto dall’altra mentre Riccardo Ramella non solo non ha ottemperato al dovere giuridico di “optare” tra due condizioni incompatibili ma addirittura ha partecipato alla seduta e ha votato a favore della ricusazione della lista del collega.

Voi capite, è come se Barabba si fosse seduto a fianco di Ponzio Pilato per fare il numero legale e condannare all’unanimità dei presenti Gesù Cristo.

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 In questo caso l’insaputa non esclude il dolo ma lo aggrava come variante individuale a un “Piano comune” che agli inizi, come da prassi consolidata da me illustrata in premessa, rientra nell’innocente “aiutino” politico degli apparati burocratici periferici di Governo ma che subito dopo ha avuto risvolti inquietanti dei quali, a mio parere, dovrebbe occuparsi il Procuratore della Repubblica di Imperia in prima persona.

 

Infatti l’articolo 116 del codice dice che “qualora il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti, anche questi ne risponde, se l'evento è conseguenza della sua azione od omissione” e di azioni e omissioni non più “aiutini” veniali è piena la rubrica del vice e, a salire per interposta persona, del suo Capo, titolare della competenza elettorale in ambito locale.

Avendo sul tavolo le liste con due membri “effettivi” incompatibili e perciò tenuti a optare tra il mantenimento del loro attuale status e la sopravvenuta candidatura a consigliere comunale per ripristinare la composizione “perfetta” del Collegio il vice in qualità di Presidente ha omesso di farlo.

E fin qui ci può stare, una semplice distrazione.

Non però dopo “mercredi 12 avril 2023 16:28” quando via email è arrivata dalla Francia l’opzione scritta di Sergio Cortese, preceduta da una telefonata, piccolo dettaglio che avrebbe dovuto mettergli non una pulce ma un elefante nell’orecchio a avvertirlo che anche il leghista Riccardo Ramella e due dei tre “sostituti” Enrico Amalberti candidato consigliere a Vallecrosia e membro di un organo collegiale “circondariale” e Alessandro Leuzzi a Ventimiglia devono per legge fare la medesima cosa.

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 In casi come questo i veneti dicono che “el tacòn xe pezor del buso” e infatti i postumi sono peggiori della malattia che fin qui ho diagnosticato.

 

Sono tanti, ne cito solo alcuni, vado a memoria.

Per esempio cito l’intervento della dirigente prefettizia degli “Affari legali” che a latte versato la butta in caciara, nel senso che si arroga un potere di nomina della sotto-Commissione che invece è competenza del Consiglio Provinciale dopo di che la nomina spetta al Presidente della Corte di Appello e trasmette un parere pro veritate secondo il quale siamo di fronte a una sbadataggine rimediabile con una nuova delibera votata previa sostituzione “fisica” e non invece “giuridica” del candidato leghista Riccardo Ramella con il “sostituto” Enrico Amalberti, dimenticando a) che anche lui è candidato nel Circondario di competenza della sotto-Commissione; b) che il Collegio è di cinque membri e non di quattro membri “effettivi” perché Sergio Cortese ha optato per la candidatura a consigliere comunale.

Ma -altro esempio- cito il rifiuto del “comodus discessus” dell’autotutela che avrebbe escluso l’elemento psicologico nel delitto di abuso di ufficio previsto e punito dall’articolo 323 del Codice Penale, cioè l’intenzionalità della condotta consistente nella “violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità”.

Altro esempio che merita di essere citato è la confusione tra contenitore e contenuto, cioè tra la delibera di ricusazione e il suo contenuto, che è la violazione di legge.

E poi la maldestra “purgazione” della composizione del Collegio deliberante, prima con il verbale n. 44 del 16 aprile ore 12,34 dove compaiono tutti e cinque i membri “effettivi” compresi i due incompatibili Riccardo Ramella e Sergio Cortese “però assenti”,(Prima formazione) poi con i tre verbali sempre dello stesso giorno n. 46 ore 14,40 e poi n. 48 alle ore 16,25  e infine n. 49 ore 17 nei quali Riccardo Ramella scompare e al suo posto compare il “membro supplente” Enrico Amalberti assieme a Sergio Cortese che invece, come sappiamo, aveva optato per la candidatura a consigliere, entrambi però compaiono solo di nome perché sono dati assenti.(Seconda formazione)

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 Alla fine il gatto preso con il lardo in bocca ha capito di averla fatta grossa e di rischiare di dover rispondere di abuso d’ufficio e di falsità in atto pubblico, materiale e ideologica, e sempre il 16 aprile alle 11,42 la sotto-Commissione con tutti i membri “effettivi” (Terza formazione) e con il solo Sergio Cortese dato assente testualmente, e smettetela di ridere! cazzo!  “prende atto” delle risposta anonima a un quesito anonimo data da un ufficio anonimo del Viminale secondo cui Riccardo Ramella, presente, deve assentarsi perché incompatibile, cosa che lui fa alle ore 11,51 dopo di che “la seduta prosegue legittimamente i suoi lavori, essendo soddisfatti, anche in sua assenza, il requisito del numero minimo dei componenti necessari oltre che gli altri requisiti di legge”.

 

Sergio Cortese è assente ma presente, come il Convitato di pietra del Don Giovanni.

Comunque, in fondo al verbale giocare d'anticipo con un bel “Copia del presente verbale viene trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Imperia” ci sta, per cercare appunto di buttarla in caciara e di strappare clemenza e comprensione.

Ecco, in sintesi, cosa c’è sotto il nebbione.