5 Dicembre 2016: the day after referendario anche in Liguria, con un governatore ybrid sostenuto da una maggioranza ossimora a tinta madreperla, azzurrina con sfumature verdastre, divisa a Roma sulla strategia e unita a Genova sulla tattica.

Il fatto è che i grandi strateghi del passato ci hanno insegnato che la seconda deve essere sempre al servizio della prima e mai viceversa, perché altrimenti le vittorie vanno a Pirro.

Come formula di governo e come prototipo embrionale e in miniatura da riprodurre sperimentalmente a livello nazionale nel laboratorio di idee e di programmi orientati a destra non sarebbe malaccio, adesso che i due ministri liguri faranno probabilmente le valige.

Il fatto è che la Liguria non è la Juventus F.C., dove in panchina è seduta un’altra squadra forte come quella che sta giocando in campo e i reparti “Primavera”, “Pulcini” e le leve giovanili danno frutti a getto continuo appesi al ramo immobiliare e finanziario e con l’aiuto miracoloso dell’Associazione Italiana Arbitri.

Qui al centro dello schieramento politico la meglio gioventù si è bruciata con i rimborsi e a Bavari Taviani ha covato generazioni di pollastri infilzate, una dopo l’altra, dallo spiedo giudiziario e zio Lillo è morto senza lasciare eredi politici.

La destra, invece, che vantava antenati illustri sia in Curia che in Porto e soprattutto nell’alta finanza e nell’industria, è rimasta orfana del passato, prima scavalcata sottobanco dagli inciuci dei due Claudi e poi infiltrata da malandrinaggio bancario.

I cocci li ha raccolti questa Giunta e questa maggioranza che con sudore e colla cerca di metterli insieme.

 

I liguri sperano che non ne venga fuori un vaso di Pandora uguale a quello di prima, con i medesimi spiriti maligni e con la speranza rimasta in fondo che di nuovo fugge via.